Negli ultimi anni è diventata sempre più pressante la necessità di preferire l’uso delle fonti di energia rinnovabile. Per questo il mercato è andato crescendo, trovando alternative interessanti: il fotovoltaico, l’eolico, il geotermico e le biomasse.
Le fonti di energia pulita puntano a diminuire l’inquinamento dovuto all’uso nocivo di quelle non rinnovabili. In questo si inquadra anche l’uso del combustibile eco-sostenibile come il pellet.
Ecco come si ottiene, quanto potere calorifico ha e perché sceglierlo per riscaldare la propria casa, contribuendo a diminuire le emissioni nocive per il nostro pianeta.
L’ecosostenibilità nella scelta del combustibile naturale
Il pellet è di origine vegetale perché si ottiene dagli scarti del legno. Si tratta della segatura che viene pressata e ridotta in piccoli cilindri di una lunghezza massima di 3 cm, che contengono un certo grado di umidità. L’origine del legno di cui è composto il pellet e il grado di umidità devono essere riportati per legge sulle confezioni, che di solito si trovano in sacchi da 5 kg.
Per conoscere interessanti particolari su come è nato il pellet si può consultare il sito www.pellet-blog.it. In Italia ormai il pellet si può trovare ovunque, non solo per l’abbondanza della lavorazione del legno nel nostro Paese, ma anche perché si sta affermando sempre più una coscienza ecologista, che guarda all’ambiente e al risparmio energetico.
Non sono molte però le industrie che si sono dedicate esclusivamente alla produzione di pellet, ma è certo che ormai sempre più persone optano per la stufa a pellet come metodo di riscaldamento per la propria casa, o anche per la propria azienda.
Un pellet che può definirsi di qualità è quello composto solo dalla polpa stessa del legno essiccato e quindi lavorato.
In alcuni casi questo viene mescolato alla corteccia, abbassando così gli standard qualitativi.
Di conseguenza il pellet è un combustibile ecosostenibile se non è contaminato da legno che è stato precedentemente trattato con vernici e altre sostanze chimiche.
Come riconoscere un pellet di qualità
Ci sono alcuni parametri che è bene conoscere e verificare anche sulla confezione, per capire se si è di fronte a un prodotto davvero di qualità. Per prima cosa basta osservare se ne sacco sono presenti residui di segatura: questo è indice di un pellet non di qualità eccelsa, in quanto non deve tendere a sbriciolarsi e al tatto deve risultare troppo rigido ma leggermente “morbido”.
Sulle confezioni del pellet si possono individuare delle sigle che riportano la certificazione ENplus con 3 livelli, proprio per individuare il livello di qualità:
- A1 è di buona qualità
- A2 è di qualità media
- B è decisamente scadente
Anche la percentuale di residui di cenere non deve superare una certa soglia: per l’A1 si ferma allo 0,7% e si può essere sicuri che si tratta di un pellet ottimo. Una caratteristica importante del pellet da considerare è il potere calorifico, misurato secondo kWh/Kg.
I valori migliori si attestano tra 4.7 e 5: ciò significa rendere quanto 1 litro di gasolio, pari a quasi il 50% in più di una stufa a combustibile tradizionale. Riguardo all’umidità un buon pellet non ne ha più del 10%.
Infine bisogna sfatare la credenza che la qualità si possa definire dal colore dei cilindri, chiari o scuri. Come detto, sono altre le caratteristiche da verificare.
Il riscaldamento a pellet
La storia racconta che la prima stufa a pellet fu implementata in Svezia nel 1987, come si può verificare su www.pellet-blog.it.
Non è una data lontana, ma erano proprio gli anni in cui si cominciò a parlare del buco dell’ozono e della necessaria diminuzione dei gas serra.
Oggi in molte case la stufa a pellet è il metodo di riscaldamento a emissioni assai ridotte rispetto a quelli tradizionali.
Il potere calorifico del pellet dipende molto da tipo di legno di cui è composto.
Quello migliore è certamente la betulla, seguita dal castagno e dal frassino. Molto dipende dal grado di umidità, come accennato, che tuttavia non deve abbassarsi al di sotto del 8%, altrimenti i cilindri di pellet tendono a sbriciolarsi.