La comunità brasiliana italiana, stando ai dati più recenti a disposizione, è composta da poco meno di 46mila persone, per la maggior parte di religione cattolica. Roma è la città del nostro Paese in cui si concentra il maggior numero di connazionali di Ronaldinho: nella Capitale, secondo i numeri del 2016, ci sono 3.647 brasiliani. Sul secondo gradino del podio c'è Milano, ferma a quota 3.005 unità, mentre al terzo posto in questa particolare graduatoria si colloca Torino: all'ombra della Mole si contano 1.742 brasiliani. Per quel che riguarda i dati a livello regionale, invece, si può notare che solo in Lombardia si concentra più del 25% di tutti i brasiliani che risiedono in Italia.
Se molti conoscono l'emigrazione dei nostri connazionali verso il Sud America, sono in pochi a essere consapevoli della storia dell'immigrazione dei brasiliani in Italia. Ai tempi della campagna d'Italia, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, erano ben 25mila i militari brasiliani che erano giunti nello Stivale per combattere a sostegno degli alleati. Solo negli anni '90 del secolo scorso, però, è iniziato un fenomeno migratoriocaratterizzato da numeri consistenti. Nel 1991, infatti, erano meno di 11mila i cittadini brasiliani che disponevano di un permesso di soggiorno in Italia: praticamente un quarto di quelli attuali.
Ciò vuol dire che in meno di 30 anni la popolazione di brasiliani italiani si è quadruplicata. Nel 1996, per esempio, si era già saliti a oltre 15mila, mentre nel 2000 si sfioravano le 19mila unità. Nel contesto della diaspora brasiliana, per altro, la comunità italiana non ha mai assunto un ruolo di primo piano: sempre facendo riferimento al 1996, infatti, in tutto il mondo erano sparsi più di un milione e mezzo di brasiliani (ovviamente non calcolando quelli rimasti in patria), dei quali circa 600mila si trovavano negli Usa.
Un dato curioso è quello relativo al genere: di tutti i brasiliani che vivono in Italia, infatti, solo 3 su 10 sono uomini, a testimonianza di una netta prevalenza della componente femminile. La legge attualmente in vigore per la cittadinanza italiana consente di acquisire la stessa a tutti coloro che sono discendenti di emigranti italiani: i cosiddetti italo-brasiliani, però, nel momento in cui ottengono la cittadinanza non vengono più tenuti in considerazione dalle statistiche. La legge vigente negli ultimi anni ha favorito le richieste di cittadinanza e contestualmente tutto l'indotto di servizi ad esse correlate, come agenzie specializzata e servizi di traduzioni dal portoghese all'italiano, per la traduzione di documenti con valore legale. Va detto, però, che quasi tutte le naturalizzazioni dei cittadini brasiliani nel nostro Paese derivano da matrimoni, ed è facile intuirne il motivo se si tiene conto delle differenze di genere.
Nel 2006, la comunità brasiliana italiana arrivava a poco più di 34mila unità, diventate quasi 38mila l'anno successivo e più di 41mila nel 2008. Nel 2009 si è superato il tetto delle 44mila presenze, anche se il picco è stato raggiunto nel 2010, quando è stato sfiorato il limite di 47mila brasiliani in Italia. Nel 2011, tuttavia, c'è stato un crollo improvviso dei numeri: si è scesi sotto le 38mila unità, prima di una timida risalita che nel 2012 ha portato a superare le 39mila presenze e che nel 2013 ha permesso di arrivare a 43.202 brasiliani in Italia.